Colui che schiuse quella recondita fessura in un remoto angolo
della mia Anima
dalla quale
vennero alla luce i miei stai d’animo
…scritti,
dopo quelli colorati.
I miei “CAPRICCI D’INCHIOSTRO”.
Cominciai così questa avventura esprimendo il bisogno vitale che la Natura imprime sul mio modo di essere e di conseguenza scaturirono pensieri dedicati agli affetti a me piu’ cari che si identificano in alcuni fiori .
Di seguito mi dilettai sulla “RIMA BACIATA” .
E per non deludere il lato ludico del mio carattere scrissi pensierini “BOCCACCESCHI” a soggetto animali in situazioni quanto meno anomale.
BUFFE righe scanzonate.
E poi…
abbandonai liberamente ogni costrizione,
come mia abitudine,
per sondare il puro istinto che mi ammorba.
E da qui una lunga serie di pensieri,
flash della mia Anima,
riflessi attraverso le dita ,
apostrofi del mio SE.
Sono sempre stato scarso nelle materie letterarie e soprattutto nell’esposizione scritta.
Pertanto chiedo perdono a tutti coloro che si soffermano a leggermi.
Ma la bestia passionale ed impulsiva che mi governa non mi da’ respiro autonomo.
Devo inspirare la mia anima e nutrirmi di lei sino all’ingordigia.
AFFETTI CARI
Fiorellino bianco
Morbido fiorellino bianco ,
dai danzanti petali,
ditina in cerca della fisicita’ paterna.
Ti addormenti nell’ incavo del mio gomito,
tuo inseparabile ciuccio ,
come il pistillo del giglio avvolto dal calore dei sepali.
Il profumo che emani sussurra al mio cuore l’essenza del mughetto.
Il tuo crapino serico,
colore del grano acerbo,
mi accarezza sofficemente il viso
come stelle alpine che si stagliano tra le rocce
quasi ad urlare la Curiosita’ della Natura,
Unica Madre, progenia della perfezione.
Come te raro
gioiello prezioso
concepito dal seme della bellezza e purezza in quanto frutto della stessa Natura.
Speranza del POI
Frutto delle mie origini
ma figlio dell’ Universo.
Sento ribollire
Sento ribollire
la ferocia del mio sangue.
Riflesso
delle luminose risate e dei repressi pianti
di mia madre
dagli occhi come ardenti tizzoni
di disarmante amore.
Sulle increspature della mia anima
cerco
quel lembo interrotto
dove poter spiccare il volo
per riavvicinarmi a LEI,
ma LEI e’ il mio involucro
che protegge anche le ipotesi dei miei voli.
…
seguito:
le sporgenti impunture dei rami del mio nido
sono gli aculei dei miei
pindarici voli
da cui
ogni volta
ricado
trafitto dalle perse illusioni
precipitando nel mio alveo.
Frastornato nel pensiero
mi desto dal torpore
annusando
l’Anima
che mi sorride
con morbida intelligenza.
A me
si schiude
come la cresta spumosa, bianca,
intatta onda
inghiottendomi
nel suo profondo lago
d’emozioni.
Crudelmente felice
mi sguscio
dalla pelle
stemperandomi
nell’amore.
BESTIADI
La Gallina
La gallina in bigodini simil quasi a un pappagallo
ben mostrando la coscetta
sotto il casco luma il gallo
che con forbice e spazzetta
la fara’ ancor piu zoccoletta.
Consapevole e certo
qual pennuto molto esperto
che la rendera’ pollastra
tanto gnocca e gran topastra
La gallina si rinnova
ed evitando una cova
col piumaggio a permanente
nel pollaio trionfante
incede in tacchi gongolante
ma i bargigli e la cresta
mal celati fanno festa
tra le piume messe a nuovo
impossibile rinnovo.
E le penne del sedere
son rimaste dal barbiere
Chioccia pazza e disperata
la gallina disgraziata
Lei, un pollo travestito
restera’ senza marito.
STATI D'ANIMO
Ormai Quasi
Ormai quasi esanime
il mio cuore ferito
dalla volgarita’ dell’apparenza,
si fodera di veli d’Anime,
brezze pure
che soffiano nelle fessure
ancora palpitanti.
Scaglie di carne,
frementi
di assorbire
le sfumature
del vento eterno
della saggezza.
A lui si libra
immerso
ormai
nella bellezza
eterna
dell’Universo.
Alla Luna
nove settembre duemilaquattordici
come le velate ed inopportune nubiciattole
che offuscano la luna,
impallidendola,
così,
il mio tempo sprecato,
cercando un passato non ancora nato.
Ma ora, finalmente, posso ascoltare la mia Anima e sentire scorrere sulla mia pelle
il brivido d’ Amore che mia Madre diffonde.
Mi chiedo se sia LEI la luna che,
attraversando le penombre mi fa perdere del tutto l’ipotesi di un senso,
già precario,
di una vita a me già squilibrata.
Allora abbandono il mio nido e spicco il volo verso la mia LUNA.
madido di emozioni,
fradicio di serenità
Critiche
Il tuo capriccio mi è piaciuto anche se generalmente i capricci sono leggeri e vacui, mentre fra le tue righe ho letto uno ricerca piuttosto impegnativa; non il deragliare edonistico dei sensi, quanto piuttosto la concreta esperienza di dar forma a qualcosa nel momento in cui ci si accorge di essere sospesi fra due mondi, uno appena passato e uno immediatamente successivo.
Ritrovo la tua urgenza di perfezione, la tua voglia di libertà in quello che dovrebbe essere ma che ancora non è, e che successivamente sarà.
Tutto ciò mi è suggerito dall’espressione, a mio avviso interessantissima “perdere l’ipotesi di un senso già precario di una vita a me già squilibrata” e successivamente dalla voglia di “spiccare il volo”. La speranza c’è, ma l’ambiguità del dolore è obbligatoriamente attrattiva.
La “serenità” fradicia del finale è d’effetto, sembra quasi disturbare, funziona.
Ribadisco, non sono un critico, le mie sono solo sensazioni.
ANDREA LODDO
Scalzo
tredici maggio duemilaquattordici
Ieri l’altro un frate francescano nell’osservare le mie “VENEZIE” ha riscontrato profonda spiritualità.
Scalzo,
cammino,
sulla fantasia che dalla mente mi riveste tutto il corpo.
Con lei, gioco, in un inedito equilibrio che rincorre, inconsapevolmente, una scia di stelle.
Percorro un sentiero di Anime che mi trasmettono i loro impulsi, possenti emozioni.
Mi lecco le labbra che si screpolano in lacrime di pura gioia
e
m’inebrio d’Amore
Affondo
ventotto maggio duemilaquattordici
ad ELSA
Con le braccia affondate nella terra bagnata del vaso,
nel tentativo di ridare vivacità al macilento geranio,
insidiato dal soffio di vento
sollevo le ciglia al cielo
e,
tra le plumbee nubi, quel ritaglio d’azzurro,
dalla foggia d’uno dei tuoi capricciosi ricci,
mi seduce il pizzo, come quando ci gioco con le dita.
Ed il muro a cui m’appoggio, accarezzato dai rami di gelsomini, pare assumere la sinuosità delle tue braccia aperte a ricevermi.
Dissolto in trasparenze mi abbandono alla tua Luce ferina, d’un celeste improbabile.
Trasfigurato
ventidue maggio duemilatredici
Con remissiva delicatezza mi offro
alle foglie colme della pioggia appena trascorsa
e con gesto naturale a loro mi inclino
irrorando la fronte di perle d’acqua
che dissetano la mia mente.
Trasfigurata la mia Anima si amalgama alla Natura.
E nell’oblio della sua bellezza respiro a pieni polmoni,
nutrendomi della VITA.
Critiche
Che dirti?!
E’ un percorso “tutto barocco”, perlomeno nella scrittura, ma suscettibile, nel fondo, di un vissuto febbrile, intenso; una sorta di schizofrenia mentale intesa non nel senso più patologico del termine ma come capacità della mente di creare subdole scenografie, feroci e sfolgoranti quadri, non appena viene sollecitata.
E’ un grande deposito di immagini e metafore, di effetti speciali in cui tutti possono venire coinvolti e in cui ognuno può decidere di perdersi, non senza un pizzico di sofferenza, derivata da “quell’obbligo di dover per forza riflettere”.
Prendiamo “Scalzo”, per esempio.
E’ mai possibile pensare alla spiritualità all’interno di una piéce dove le Anime sembrano assumere connotati sensualissimi capaci di regalare a rosse labbra le ancor più sensuali lacrime di gioia?
Ovviamente è possibile, poiché quell’amore che traspare è l’Amore universale, è quello del tempo della Creazione, quello di un tempo atavico non misurabile con le lancette dell’orologio ma solo sentendolo come parte di noi, e più segnatamente come parte più alta di noi, dove risiedono la speranza e la fiducia infinite, quello dunque del puro spirito.
Così il cerchio si chiude e si scopre che quella” fantasia” iniziale “che ricopre il corpo”, altro non è che il mezzo per raggiungere la cima; praticamente potrebbe suggerire l’utilizzo catartico che tu stesso fai dell’arte.
“Con le braccia affondate”, la lieve atmosfera iniziale di quel balcone o giardino, è stata subito rotta dal geranio, che è “sparuto”, e dalle nubi che sono plumbee; nessun regalo facile, come se il tuo racconto del mondo non dovesse mai staccarsi dal silenzio meditativo. Il tuo pensiero è come l’acqua del lago, calma in superficie e brulicante di esseri mostruosi una volta superata la superficie.
Acque perigliose, ma sempre proiettate verso un sentiero arricchente, mai prese come tali o rifuggite, essenziali perché capaci di trasformare il bambino in uomo, l’artista in trascrittore delle realtà più profonde dell’esistenza.
Poi c’è la donna, con il pizzo (che, a dire il vero, è sempre antico e moderno insieme), i riccioli capricciosi, le braccia sinuose e il gelsomino; una quadro d’autore, forse una di quelle donne perfette, sognate ma reali, come in uno scorcio preraffaellita.
E non potrebbe essere altrimenti per uno che ama Dante Gabriele Rossetti e le atmosfere oniriche.
La tua vita è semplicemente un sogno o i sogni invadono la tua mente fino a farsi realtà?
…
Ci siamo.
Le nubi, la notte, il cielo plumbeo sono spariti per dare spazio a questa sorta di respiro ultimo.
E il momento appena successivo alla rinascita della fenice, un afflato poetico che sa di miele e di meraviglie; qui l’artista gioisce e la remissiva delicatezza con cui si apre alla Natura non ha più nulla della sconvolgente e ferina bellezza della donna del gelsomino.
E’ solo natura, senza spietate valutazioni o pensieri “strutturati”.
Qui il corpo è libero, l’anima e il pensiero pure; d’altronde è una trasfigurazione, e come tale va trattata.
Per quanto glamour ed elegantemente cesellata ci parla dell’anima che entra nella natura, è visione olistica, è superamento dell’imperfetto e confluenza in un tutto perfetto.
Ci parla di Vita.
E dunque una cosa seria? Oppure “le perle d’acqua che dissetano la mente” e “l’oblio della bellezza di quella Natura” servono solo a suggerire l’ennesimo sogno che serve a nutrire la mente dell’artista?
ANDREA LODDO
Ecco la mia SPIETATA CRITICA:
sono semplicemente meravigliosi: Hanno un’inflessione simbolista. Utilizzi tutti gli strumenti simbolistici per esaltare i sensi del lettore in particolare l’alliterzazione (ripetizione frequente di una consonante all’interno di un verso o più versi) la n che esprime malinconia alla Z che dà movimento e leggerezza. Questa tecnica crea musicalità.
Sono sicuramente scritti in momenti diversi in cui esprimi anche molto romanticamente malinconia e speranza. Emerge comunque il carattere pessimistico ma molto razionale del tuo essere.
Il titolo “capricci d’inchiostro” è molto leggero e troppo umile secondo me. Uno si aspetta ad un altro stile di poesia. Invece le tue sono molto profonde e il titolo non si addice secondo me all’intensità poetica.
Comunque ribadisco l’idea di fare un percorso visivo e uditivo con sottofondo musicale. Sarebbe bellisimo anche perché i simbolisti avevano l’intenzione di “ubricare” il lettore mescolando tutti i sensi e qui siamo in perfetta linea.
Complimenti ancora mi hai colpito molto positivamente.
Un abbraccio
Marie-Michèle
Le tue poesie son finissime pennellate di un dipinto…
I tuoi dipinti son versi che scaldano il cuore…
La tua arte e’ l’espressione della bellezza della vita.
Capricci d’inchiostro
GIONATA
L’INCIPIT
Colui che schiuse quella recondita fessura in un remoto angolo
della mia Anima
dalla quale
vennero alla luce i miei stai d’animo
…scritti,
dopo quelli colorati.
I miei “CAPRICCI D’INCHIOSTRO”.
Cominciai così questa avventura esprimendo il bisogno vitale che la Natura imprime sul mio modo di essere e di conseguenza scaturirono pensieri dedicati agli affetti a me piu’ cari che si identificano in alcuni fiori .
Di seguito mi dilettai sulla “RIMA BACIATA” .
E per non deludere il lato ludico del mio carattere scrissi pensierini “BOCCACCESCHI” a soggetto animali in situazioni quanto meno anomale.
BUFFE righe scanzonate.
E poi…
abbandonai liberamente ogni costrizione,
come mia abitudine,
per sondare il puro istinto che mi ammorba.
E da qui una lunga serie di pensieri,
flash della mia Anima,
riflessi attraverso le dita ,
apostrofi del mio SE.
Sono sempre stato scarso nelle materie letterarie e soprattutto nell’esposizione scritta.
Pertanto chiedo perdono a tutti coloro che si soffermano a leggermi.
Ma la bestia passionale ed impulsiva che mi governa non mi da’ respiro autonomo.
Devo inspirare la mia anima e nutrirmi di lei sino all’ingordigia.
AFFETTI CARI
Fiorellino bianco
Morbido fiorellino bianco ,
dai danzanti petali,
ditina in cerca della fisicita’ paterna.
Ti addormenti nell’ incavo del mio gomito,
tuo inseparabile ciuccio ,
come il pistillo del giglio avvolto dal calore dei sepali.
Il profumo che emani sussurra al mio cuore l’essenza del mughetto.
Il tuo crapino serico,
colore del grano acerbo,
mi accarezza sofficemente il viso
come stelle alpine che si stagliano tra le rocce
quasi ad urlare la Curiosita’ della Natura,
Unica Madre, progenia della perfezione.
Come te raro
gioiello prezioso
concepito dal seme della bellezza e purezza in quanto frutto della stessa Natura.
Speranza del POI
Frutto delle mie origini
ma figlio dell’ Universo.
Sento ribollire
Sento ribollire
la ferocia del mio sangue.
Riflesso
delle luminose risate e dei repressi pianti
di mia madre
dagli occhi come ardenti tizzoni
di disarmante amore.
Sulle increspature della mia anima
cerco
quel lembo interrotto
dove poter spiccare il volo
per riavvicinarmi a LEI,
ma LEI e’ il mio involucro
che protegge anche le ipotesi dei miei voli.
…
seguito:
le sporgenti impunture dei rami del mio nido
sono gli aculei dei miei
pindarici voli
da cui
ogni volta
ricado
trafitto dalle perse illusioni
precipitando nel mio alveo.
Frastornato nel pensiero
mi desto dal torpore
annusando
l’Anima
che mi sorride
con morbida intelligenza.
A me
si schiude
come la cresta spumosa, bianca,
intatta onda
inghiottendomi
nel suo profondo lago
d’emozioni.
Crudelmente felice
mi sguscio
dalla pelle
stemperandomi
nell’amore.
BESTIADI
La Gallina
La gallina in bigodini simil quasi a un pappagallo
ben mostrando la coscetta
sotto il casco luma il gallo
che con forbice e spazzetta
la fara’ ancor piu zoccoletta.
Consapevole e certo
qual pennuto molto esperto
che la rendera’ pollastra
tanto gnocca e gran topastra
La gallina si rinnova
ed evitando una cova
col piumaggio a permanente
nel pollaio trionfante
incede in tacchi gongolante
ma i bargigli e la cresta
mal celati fanno festa
tra le piume messe a nuovo
impossibile rinnovo.
E le penne del sedere
son rimaste dal barbiere
Chioccia pazza e disperata
la gallina disgraziata
Lei, un pollo travestito
restera’ senza marito.
STATI D'ANIMO
Ormai Quasi
Ormai quasi esanime
il mio cuore ferito
dalla volgarita’ dell’apparenza,
si fodera di veli d’Anime,
brezze pure
che soffiano nelle fessure
ancora palpitanti.
Scaglie di carne,
frementi
di assorbire
le sfumature
del vento eterno
della saggezza.
A lui si libra
immerso
ormai
nella bellezza
eterna
dell’Universo.
Alla Luna
nove settembre duemilaquattordici
come le velate ed inopportune nubiciattole
che offuscano la luna,
impallidendola,
così,
il mio tempo sprecato,
cercando un passato non ancora nato.
Ma ora, finalmente, posso ascoltare la mia Anima e sentire scorrere sulla mia pelle
il brivido d’ Amore che mia Madre diffonde.
Mi chiedo se sia LEI la luna che,
attraversando le penombre mi fa perdere del tutto l’ipotesi di un senso,
già precario,
di una vita a me già squilibrata.
Allora abbandono il mio nido e spicco il volo verso la mia LUNA.
madido di emozioni,
fradicio di serenità
Critiche
Il tuo capriccio mi è piaciuto anche se generalmente i capricci sono leggeri e vacui, mentre fra le tue righe ho letto uno ricerca piuttosto impegnativa; non il deragliare edonistico dei sensi, quanto piuttosto la concreta esperienza di dar forma a qualcosa nel momento in cui ci si accorge di essere sospesi fra due mondi, uno appena passato e uno immediatamente successivo. Ritrovo la tua urgenza di perfezione, la tua voglia di libertà in quello che dovrebbe essere ma che ancora non è, e che successivamente sarà. Tutto ciò mi è suggerito dall’espressione, a mio avviso interessantissima “perdere l’ipotesi di un senso già precario di una vita a me già squilibrata” e successivamente dalla voglia di “spiccare il volo”. La speranza c’è, ma l’ambiguità del dolore è obbligatoriamente attrattiva. La “serenità” fradicia del finale è d’effetto, sembra quasi disturbare, funziona. Ribadisco, non sono un critico, le mie sono solo sensazioni.
ANDREA LODDO
Scalzo
tredici maggio duemilaquattordici
Ieri l’altro un frate francescano nell’osservare le mie “VENEZIE” ha riscontrato profonda spiritualità.
Scalzo,
cammino,
sulla fantasia che dalla mente mi riveste tutto il corpo.
Con lei, gioco, in un inedito equilibrio che rincorre, inconsapevolmente, una scia di stelle.
Percorro un sentiero di Anime che mi trasmettono i loro impulsi, possenti emozioni.
Mi lecco le labbra che si screpolano in lacrime di pura gioia
e
m’inebrio d’Amore
Affondo
ventotto maggio duemilaquattordici
ad ELSA
Con le braccia affondate nella terra bagnata del vaso,
nel tentativo di ridare vivacità al macilento geranio,
insidiato dal soffio di vento
sollevo le ciglia al cielo
e,
tra le plumbee nubi, quel ritaglio d’azzurro,
dalla foggia d’uno dei tuoi capricciosi ricci,
mi seduce il pizzo, come quando ci gioco con le dita.
Ed il muro a cui m’appoggio, accarezzato dai rami di gelsomini, pare assumere la sinuosità delle tue braccia aperte a ricevermi.
Dissolto in trasparenze mi abbandono alla tua Luce ferina, d’un celeste improbabile.
Trasfigurato
ventidue maggio duemilatredici
Con remissiva delicatezza mi offro
alle foglie colme della pioggia appena trascorsa
e con gesto naturale a loro mi inclino
irrorando la fronte di perle d’acqua
che dissetano la mia mente.
Trasfigurata la mia Anima si amalgama alla Natura.
E nell’oblio della sua bellezza respiro a pieni polmoni,
nutrendomi della VITA.
Critiche
Che dirti?! E’ un percorso “tutto barocco”, perlomeno nella scrittura, ma suscettibile, nel fondo, di un vissuto febbrile, intenso; una sorta di schizofrenia mentale intesa non nel senso più patologico del termine ma come capacità della mente di creare subdole scenografie, feroci e sfolgoranti quadri, non appena viene sollecitata. E’ un grande deposito di immagini e metafore, di effetti speciali in cui tutti possono venire coinvolti e in cui ognuno può decidere di perdersi, non senza un pizzico di sofferenza, derivata da “quell’obbligo di dover per forza riflettere”. Prendiamo “Scalzo”, per esempio. E’ mai possibile pensare alla spiritualità all’interno di una piéce dove le Anime sembrano assumere connotati sensualissimi capaci di regalare a rosse labbra le ancor più sensuali lacrime di gioia? Ovviamente è possibile, poiché quell’amore che traspare è l’Amore universale, è quello del tempo della Creazione, quello di un tempo atavico non misurabile con le lancette dell’orologio ma solo sentendolo come parte di noi, e più segnatamente come parte più alta di noi, dove risiedono la speranza e la fiducia infinite, quello dunque del puro spirito. Così il cerchio si chiude e si scopre che quella” fantasia” iniziale “che ricopre il corpo”, altro non è che il mezzo per raggiungere la cima; praticamente potrebbe suggerire l’utilizzo catartico che tu stesso fai dell’arte. “Con le braccia affondate”, la lieve atmosfera iniziale di quel balcone o giardino, è stata subito rotta dal geranio, che è “sparuto”, e dalle nubi che sono plumbee; nessun regalo facile, come se il tuo racconto del mondo non dovesse mai staccarsi dal silenzio meditativo. Il tuo pensiero è come l’acqua del lago, calma in superficie e brulicante di esseri mostruosi una volta superata la superficie. Acque perigliose, ma sempre proiettate verso un sentiero arricchente, mai prese come tali o rifuggite, essenziali perché capaci di trasformare il bambino in uomo, l’artista in trascrittore delle realtà più profonde dell’esistenza. Poi c’è la donna, con il pizzo (che, a dire il vero, è sempre antico e moderno insieme), i riccioli capricciosi, le braccia sinuose e il gelsomino; una quadro d’autore, forse una di quelle donne perfette, sognate ma reali, come in uno scorcio preraffaellita. E non potrebbe essere altrimenti per uno che ama Dante Gabriele Rossetti e le atmosfere oniriche. La tua vita è semplicemente un sogno o i sogni invadono la tua mente fino a farsi realtà? … Ci siamo. Le nubi, la notte, il cielo plumbeo sono spariti per dare spazio a questa sorta di respiro ultimo. E il momento appena successivo alla rinascita della fenice, un afflato poetico che sa di miele e di meraviglie; qui l’artista gioisce e la remissiva delicatezza con cui si apre alla Natura non ha più nulla della sconvolgente e ferina bellezza della donna del gelsomino. E’ solo natura, senza spietate valutazioni o pensieri “strutturati”. Qui il corpo è libero, l’anima e il pensiero pure; d’altronde è una trasfigurazione, e come tale va trattata. Per quanto glamour ed elegantemente cesellata ci parla dell’anima che entra nella natura, è visione olistica, è superamento dell’imperfetto e confluenza in un tutto perfetto. Ci parla di Vita. E dunque una cosa seria? Oppure “le perle d’acqua che dissetano la mente” e “l’oblio della bellezza di quella Natura” servono solo a suggerire l’ennesimo sogno che serve a nutrire la mente dell’artista?
ANDREA LODDO